Una rubrica a puntate a scadenza pseudo-casuale.
1 – L’imperfetto.
Spesso, nella stesura di romanzi e racconti, gli autori decidono di utilizzare il passato quale tempo della narrazione. Le motivazioni di questa scelta possono essere molteplici e spesso molto personali. In questa sede diciamo solo che, normalmente, il passato risulta più facile da gestire rispetto al presente, consentendo tra l’altro un più agevole intervento del narratore.
L’italiano è una lingua particolarmente ricca dal punto di vista della coniugazione verbale, con un’organizzazione stratificata di modi e tempi verbali che, seguendo le regole della consecutio temporum e quelle proprie dell’analisi logica e del periodo, consentono di comunicare al lettore una gran quantità di informazioni: l’esatto susseguirsi degli eventi, la loro durata e la loro natura (“puntuale” o “continuativa”). Il tutto sempre nel rispetto di una ben precisa musicalità della parola e del periodo (nel senso che quando leggiamo una frase che suona un po’ male, spesso ciò è derivato da qualche errore lessicale o grammaticale. Da qui l’importanza di coltivare il proprio orecchio! NdR).
L’italiano è una lingua particolarmente ricca dal punto di vista della coniugazione verbale, con un’organizzazione stratificata di modi e tempi verbali che, seguendo le regole della consecutio temporum e quelle proprie dell’analisi logica e del periodo, consentono di comunicare al lettore una gran quantità di informazioni: l’esatto susseguirsi degli eventi, la loro durata e la loro natura (“puntuale” o “continuativa”). Il tutto sempre nel rispetto di una ben precisa musicalità della parola e del periodo (nel senso che quando leggiamo una frase che suona un po’ male, spesso ciò è derivato da qualche errore lessicale o grammaticale. Da qui l’importanza di coltivare il proprio orecchio! NdR).